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FACELESS

La vera storia di Fabrizio Maiello

Docufilm di Luca Guardabascio

Il documentario "Faceless - storia di Fabrizio Maiello" ha l'obiettivo di raccontare il percorso di vita (dall'infanzia ad oggi) di Fabrizio, attraverso foto-video di repertorio, interviste inedite e la ricostruzione fiction dei momenti salienti.

Il Protagonista

"Mai avrei immaginato che la mia storia avrebbe catturato l'interesse di un regista.
Quando mi trovavo in OPG pensavo solo a espiare la mia colpa attraverso la cura di Giovanni, certo si era generata attenzione nei miei confronti per i record durante Vivicittà ma non pensavo sarei arrivato a questo livello.
Nel documentario ho raccontato tutto me stesso, ho voluto mostrare i luoghi più significativi della mia vita.
Riviverli per la prima volta dopo tanti anni è stato molto emozionante, ho potuto immergermi nei ricordi e raccontare la mia storia con ancora più sentimento e commozione.
Il mio augurio è che in molti vedano il docufilm e capiscano che il cambiamento è possibile grazie al sostegno, alla collaborazione e alla fiducia."

Il Regista

Luca Guardabascio è un regista, sceneggiatore e autore, nonché professore di educazione all'immagine presso Collège L'harmattan e fondatore di Cinema Sociale99. Ha diretto lungometraggi, documentari e show televisivi soprattutto per Rai 2 (Rai Notte). Lavora tra Italia e Stati Uniti, dove ha diretto il pluripremiato “Andrea Doria: i passeggeri sono in salvo?”.
L'interesse per le tematiche sociali ha avvicinato Guardabascio alla storia di Fabrizio; subito lo hanno colpito i racconti della vita sregolata, dell'OPG e della redenzione: una "storia da film" che doveva essere raccontata.

I Produttori

Il progetto è stato finanziato e sostenuto da Fondazione Dozza città d'arte, in prima persona la presidente Simonetta Mingazzini si è esposta per realizzare il docufilm credendo da subito nella potenzialità della storia, e dalla Fondazione per lo sport del Comune di Reggio Emilia, si ringrazia il presidente Mauro Rozzi, rappresentata da UISP Reggio Emilia, che da sempre porta avanti progetti nelle carceri sotto la direzione di Monica Franzoni e Azio Minardi.

Il Protagonista

"Mai avrei immaginato che la mia storia avrebbe catturato l'interesse di un regista.
Quando mi trovavo in OPG pensavo solo a espiare la mia colpa attraverso la cura di Giovanni, certo si era generata attenzione nei miei confronti per i record durante Vivicittà ma non pensavo sarei arrivato a questo livello.
Nel documentario ho raccontato tutto me stesso, ho voluto mostrare i luoghi più significativi della mia vita.
Riviverli per la prima volta dopo tanti anni è stato molto emozionante, ho potuto immergermi nei ricordi e raccontare la mia storia con ancora più sentimento e commozione.
Il mio augurio è che in molti vedano il docufilm e capiscano che il cambiamento è possibile grazie al sostegno, alla collaborazione e alla fiducia."

Il Regista

Luca Guardabascio è un regista, sceneggiatore e autore, nonché professore di educazione all'immagine presso Collège L'harmattan e fondatore di Cinema Sociale99. Ha diretto lungometraggi, documentari e show televisivi soprattutto per Rai 2 (Rai Notte). Lavora tra Italia e Stati Uniti, dove ha diretto il pluripremiato “Andrea Doria: i passeggeri sono in salvo?”.
L'interesse per le tematiche sociali ha avvicinato Guardabascio alla storia di Fabrizio; subito lo hanno colpito i racconti della vita sregolata, dell'OPG e della redenzione: una "storia da film" che doveva essere raccontata.

I Produttori

Il progetto è stato finanziato e sostenuto da Fondazione Dozza città d'arte, in prima persona la presidente Simonetta Mingazzini si è esposta per realizzare il docufilm credendo da subito nella potenzialità della storia, e dalla Fondazione per lo sport del Comune di Reggio Emilia, si ringrazia il presidente Mauro Rozzi, rappresentata da UISP Reggio Emilia, che da sempre porta avanti progetti nelle carceri sotto la direzione di Monica Franzoni e Azio Minardi.

Una storia di cooperazione, trasformazione e redenzione

Fabrizio si mette a nudo, descrive e mostra passo dopo passo tutti gli avvenimenti che hanno segnato il suo percorso dalla criminalità alla rinascita. Si immerge nei ricordi, rievoca l'emozione del primo approccio col pallone, una passione troppo forte che degenererà con l'infortunio, racconta con trasparenza e vergogna i reati commessi, trasmette le sensazioni che ha provato durante le prime incarcerazioni, ma soprattutto testimonia l'inferno dell'OPG.
Nonostante le difficoltà dell'internamento, Fabrizio ha trovato proprio nell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Reggio Emilia le persone che lo hanno fatto cambiare. Grazie alla fiducia che la direttrice Valeria Calevro e la polizia penitenziaria, in particolare il comandante Vito Bonfiglio e l'assistente capo Angelo Montisci, hanno riposto in lui Fabrizio ha iniziato il percorso di cambiamento, abbandonando la rabbia e il rancore verso la vita.

L’OPG di Reggio Emilia

L'OPG di Reggio Emilia ha fornito gli strumenti per cambiare, in primo luogo il progetto Antares ha dato ai detenuti la possibilità di vivere a celle aperte e potersi autogestire (sotto il controllo delle guardie) in una sezione dedicata. La fiducia concessagli ha ottenuto i risultati sperati e si è creato un clima di collaborazione e comunità. Proprio qui Fabrizio ha deciso di prendersi cura di Giovanni Marione e ha riniziato a palleggiare per partecipare alla maratona di Vivicittà.
Questi tre avvenimenti sono il preludio della trasformazione di Fabrizio, a ogni concessione e dimostrazione di fiducia da parte di quelle autorità che per tutta la vita ha disprezzato e sfidato hanno illuminato il cammino di redenzione di Fabrizio.
A mantenerlo sulla giusta strada la compagna, conosciuta mentre lavorava come infermiera in OPG, per cui Fabrizio ha smesso di tentare la fuga e ha deciso di ricostruirsi una vita nella legalità, trovandosi il primo lavoro vero e progettando un futuro stabile.

Un progetto sociale: dagli OPG alle strutture odierne

"Faceless: storia di Fabrizio Maiello" vuole raccontare anche cosa sono stati gli Ospedali Psichiatrici Giudiziali. Raccontare come è stata trattata la malattia mentale in relazione alla criminalità in Italia è una parte importante del progetto che vuole anche mettere in luce gli errori commessi dal sistema. Fortunatamente gli studi sulla devianza hanno permesso di introdurre nuove strategie di rieducazione, in primo luogo il progetto sperimentale Antares, precursore delle attuali Rems.
Oggi nel carcere di Reggio Emilia esistono due sezioni che ripropongono il progetto, la sezione Centauro con personale di controllo e la sezione Andromeda senza.
La denuncia dell'inferno in terra che sono stati gli OPG non si pone l'obiettivo di condannarli ciecamente bensì di mostrare come solo attraverso un approccio rieducativo, e non unicamente repressivo, sia possibile reinserire nella società i detenuti e gli internati.
Il messaggio di cui il docufilm si fa portavoce è che il cambiamento sia possibile grazie alla cooperazione e alla fiducia, che aiutare i più deboli è il vero atto di coraggio e l'inizio della trasformazione.